LUBRIFICAZIONE ELASTOIDRODINAMICA
Tipici contatti in regime elastoidrodinamico
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La misura dell'altezza del meato negli
accoppiamenti lubrificati ha grande importanza per poter valutare, in base
ad un opportuno confronto con le rugosità superficiali dei corpi,
la presenza o meno di contatti fra le asperità dei corpi stessi
e quindi in definitiva la bontà della lubrificazione. In particolare,
nel caso di coppie lubrificate non conformi (lubrificazione elastoidrodinamica,
EHL), si verifica un'interazione, fra i comportamenti del lubrificante
in pressione e dei materiali dei corpi, tale da portare le superfici di
questi elementi ad assumere forme a cui corrispondono altezze del meato
con restrizioni particolari nella zona d'uscita. La soluzione contemporanea
delle equazioni della lubrificazione e dell'elasticità porta, soprattutto
nel caso di contatti puntiformi, ad alcuni problemi analitico-numerici
piuttosto complessi; opportune prove sperimentali possono fornire indicazioni
più ampie e permettere di verificare i risultati numerici.
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L'apparato sperimentale realizzato presso
il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione ha,
tra le altre cose, due motori che consentono di muovere il provino ed il
disco in modo di ottenere i rapporti di velocità desiderati ed una
cella di carico per misurare la forza d'attrito. L'impiego
di due cuscinetti a gas, anch'essi progettati e realizzati in proprio,
consente di simulare contatti in rotolamento puro in cui il disco di vetro,
sconnesso dal relativo motore, è mosso direttamente dal provino.
Fra i vari metodi proposti dai ricercatori
per misurare l'altezza del film di lubrificante, quello dell'interferometria
ottica è senz'altro il più efficace, anche per la sua capacità
di consentire una valutazione della forma del meato grazie ad una misura
puntuale dell'altezza.
Per utilizzare questo metodo di misura uno dei due corpi a contatto deve essere necessariamente trasparente: il contatto simulato avviene comunemente fra un disco di vetro ed un provino metallico di opportuna forma, dimensione e materiale. Schema del principio dell'interferometria
ottica
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Le prove interferometriche possono essere
effettuate con due tipi di luce: bianca e monocromatica. Con tali tecniche,
dall'indagine del contatto lubrificato illuminato opportunamente ed osservato
mediante un microscopio, si ottengono immagini con frange che, nel caso
di interferenza con luce bianca, sono di diversi colori, ed in quello con
luce monocromatica sono alternativamente chiare o scure.
![]() Esempi di immagini interferometriche ottenute con luce bianca e luce monocromatica gialla e verde |
![]() Interpretazione di un'immagine ottenuta con luce monocromatica |
Le immagini interferometriche sono riprese
da un sistema con telecamera e videoregistratore e vengono quindi scaricate
su computer per la successiva elaborazione con programmi sviluppati in
ambiente MATLAB.
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Tipica immagine interferometrica monocromatica (lunghezza d'onda della luce: 546nm) => |
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In condizioni estreme di funzionamento si può arrivare ai regimi di lubrificazione mista e limite, con possibili problemi di usura.
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