Messaggio agli studenti e alle loro famiglie

 

E' cominciato un autunno difficile per l'università italiana. Gli atenei sono in subbuglio, le lezioni di molti corsi di laurea non sono iniziate, o sono iniziate con lacune e problemi.

Ciò è dovuto alla messa in atto di una protesta dell'intera istituzione universitaria che risponde così ai drastici tagli alle risorse che è necessario mettere a disposizione dell'istruzione per garantire un servizio all'altezza delle necessità del paese.

E' anche dovuto ai contenuti del Disegno di Legge Gelmini (ex DDL 1905, adesso 3687) che invece di tentare di intervenire almeno in parte sui problemi reali dell'università, paradossalmente li aggrava, aumentando il precariato, diminuendo la possibilità di riconoscere il merito, ed umiliando intere categorie che fino ad oggi si sono adoperate anche oltre i loro doveri per garantire il funzionamento dell'istituzione.

In breve, qui di seguito vengono spiegati i motivi della protesta.

Perché l'università protesta: i motivi principali

Dopo anni di continua diminuzione dei finanziamenti dello stato alla sua università pubblica, quest'anno nella finanziaria sono stati programmati altri 1300 milioni di euro di tagli. Questo è inaccettabile. Con questo ultimo passo la quasi totalità degli atenei non potrà garantire già da quest'anno (e ancora di più in futuro) il proprio regolare funzionamento. Sarà impossibile sostituire con persone giovani chi andrà in pensione e sarà impossibile garantire perfino il funzionamento base di molte strutture (riscaldamenti, energia elettrica, manutenzione, ecc...).

 

A molte categorie di dipendenti dello stato sono stati bloccati gli scatti di aumento stipendiale per i prossimi tre anni. Poi questo provvedimento è stato reso meno pesante, dicendo che alla fine dei tre anni (nel 2013) si sarebbe ripreso l'andamento normale, pareggiando tutte le perdite precedenti. In pratica come se non fosse successo niente. Per i docenti universitari no. Si riprende sì, ma da dove si è adesso. In pratica uno STOP che si ripercuote sugli stipendi di tutta la vita, fino alla pensione. E non stiamo parlando di poca cosa. Per un giovane a inizio carriera si parla di un danno dell'ordine dei 100.000 euro. Con lo stipendio di un giovane ricercatore, che è di circa 1500 euro al mese, è un po' come dirgli: "da adesso lavori gratis per 5 anni". Non esiste nessuna categoria di lavoratori che abbia subito un trattamento del genere.

 

In università esistono tre tipi di docenti: in cima ci sono i professori ordinari. Poi ci sono i professori associati. Poi ci sono i ricercatori, che in genere sono abbastanza giovani. Il disegno di legge presentato in parlamento dal ministro Maria Stella Gelmini prevede che la fascia dei ricercatori, così come è adesso, con il tempo scompaia, perché prevede nuovi ingressi in università solo con contratto a tempo determinato. Questo di per sé non è un dramma. Basta che siano possibili due cose: che ai "vecchi" ricercatori sia possibile continuare ad andare avanti nella carriera (se sono bravi, naturalmente) e che ai nuovi ricercatori sia possibile avere prospettive ragionevolmente sicure di ingresso in università (se sono bravi, naturalmente). Purtroppo nessuna di queste due cose è possibile. Perché? Perché non vengono messi a disposizione fondi per premiare il merito né degli uni né degli altri.

L’inizio delle lezioni

Lo spostamento progressivo della data dell’inizio delle lezioni corrisponde anzi alla volontà dei docenti di recepire le eventuali proposte migliorative che arrivino dal ministero e/o dalla discussione parlamentare. Finora queste proposte non ci sono state. Stiamo aspettando. Non siamo quindi noi che creiamo disagio, ma chi NON CI RISPONDE IN ALCUN MODO.

Siamo quindi i primi a sperare in un rapido sblocco della situazione, che NON PUO’ DERIVARE PERO’ DALL’ACCETTAZIONE SUPINA DI TUTTO QUANTO INCLUSO NELLA FINANZIARIA E NEL DDL GELMINI.

Se nessuna risposta o apertura arriverà dal ministero, quando e se i corsi partiranno, ciò non potrà accadere che in modo emergenziale, coerentemente allo stato reale in cui si vuole porre l'università italiana.

Alcuni chiarimenti

Dopo le spiegazioni dei motivi della protesta, è necessario chiarire alcuni punti chiave della situazione, confutando almeno due delle affermazioni che stanno prendendo piede:

1.       L'UNIVERSITA' ENTRA IN SCIOPERO. Contrariamente a quanto può apparire non c'è alcuno sciopero in atto nell'università. Siamo consapevoli che ciò può sembrare strano, ma il fatto è che il servizio che attualmente non viene erogato era un servizio prestato in forma di volontariato, del tutto extracontrattuale. Ricercatori e professori si stanno attenendo strettamente ai compiti contrattuali. E infatti le facoltà sono aperte, si svolgono sessioni di esame, di laurea, i dipartimenti sono aperti e la ricerca continua, partecipando a programmi nazionali e europei. Il problema è che senza più volontariato i corsi di laurea non possono più partire. E' solo stata resa evidente a tutti una situazione che è da tempo insostenibile.

2.       COSI' SI LEDONO I DIRITTI FONDAMENTALI DEGLI STUDENTI. Siamo perfettamente d'accordo che gli studenti abbiano dei diritti, che coincidono con il diritto al futuro dell'intero paese. Gli studenti hanno diritto di pretendere che l'università fornisca loro una formazione che li metta in condizione di vivere in modo dignitoso e ragionevolmente conforme alle proprie aspettative ed alle proprie capacità. Per fare ciò l'università deve dotarsi di strutture aggiornate e di professori in quantità adeguata . Tutto ciò da almeno 30 anni non viene fatto. Se vogliamo, quindi, la nostra colpa verso gli studenti che rimangono fuori dalle aule è solo quella di aver retto troppo a lungo una situazione che è già da molto tempo insostenibile.

Chiediamo quindi agli studenti di prendere coscienza di una situazione che per loro, prima che per chiunque altro, è ormai insostenibile. Una situazione che porta, già nei tempi brevi a loro necessari per ottenere la laurea, ad un impoverimento del paese che si tradurrà nell'impossibilità di usare nel mondo del lavoro la propria laurea, comunque duramente sudata. Questi effetti deleteri di una politica incapace di vedere e progettare il futuro si stanno già vedendo adesso, con una enorme massa di laureati di alto profilo (i nostri ingegneri, tanto per intenderci) che vengono sfruttati con "stipendi" da 300 euro mensili pagati per i cosiddetti "stage formativi", che di formativo non hanno nulla se non il fatto di permettere di rendersi conto che per i giovani in questo paese non c'è più posto. Non è più possibile per nessuno dire: "ci penserò domani". Ci dobbiamo pensare oggi, tutti insieme, opponendoci uniti, docenti e studenti, ad una politica che non ha davvero più niente da dire.

 

Come già detto, sono molte la facoltà e gli interi atenei che in tutta Italia stanno protestando con una voce sola. Qui di seguito si trovano alcuni link a siti che contengono messaggi dello stesso tipo di questo. Non si tratta necessariamente di un elenco aggiornato e completo, perché l'evoluzione della situazione è continua.

Politecnico di Milano: http://www.polimi.it/

Politecnico di Torino: http://www.polito.it/

Facoltà di Ingegneria Università di Padova http://www.ing.unipd.it/index.php?page=Home

Università di Modena e Reggio http://www.unimore.it/

Università di Firenze http://www.unifi.it/mod-MDNotizie-master-action-view-bid-2774.html

Facoltà di Ingegneria Università di Napoli http://www.ingegneria.unina.it:19450/facolta/pubNews/home.do?codFacolta=16

 

Al link http://sites.google.com/site/protestaunipi/ potete trovare una rassegna di documenti tramite i quali è possibile approfondire la conoscenza dei motivi e dell'evoluzione della protesta a Pisa.